I racconti della quarantena
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Racconti della quarantena


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Mimic Master

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1Mimic Master Empty Mimic Master Mar Apr 07, 2020 11:26 pm

Berserk



Mimic Master

Quando il Colonnello Rodrigo Guevara entrò nella stanza, trovò il prigioniero in piedi davanti alle vetrate. Un uomo anziano, di forse novant’anni, con il volto solcato da una ragnatela di rughe. Era intento ad osservare i grandi giardini del palazzo con aria tranquilla.
Guevara non poté fare a meno di sentirsi deluso, anche solo per un istante: possibile che quello fosse davvero il secondo sicario più pericoloso dell’Espansione. Subito dopo, quel pensiero fu travolto dal ricordo degli attentati, dei razor-mimic che si infiltravano negli uffici pubblici per far strage di funzionari e dei mimic-kamikaze che si facevano saltare in aria nelle caserme. Ricordò tutto e la vista di quella tranquillità ostentata lo gonfiò di bile come un rospo.
- Mimic Master!
Vedendolo entrare, le guardie che sorvegliavano il prigioniero si misero sull’attenti. Il vecchio si voltò verso di lui e si sistemò gli occhiali.
- Mi spiace, ma temo di non sapere con chi sto parlando…
- Ah, no? Davvero non lo sai? Questo non ti fa venire in mente niente? – disse, indicando la protesi meccanica che sostituiva il braccio sinistro. – Merito di uno dei tuoi mimic. Lo stesso che ha ammazzato mio fratello Attilio!
Il prigioniero non fece una piega.
- Il Cancelliere Attilio Guevara? Allora lei dev’essere il comandante delle forze speciali. Suo fratello era uno dei miei bersagli principali, ma il mimic-cameriera che avevo inviato alla Casa Dorada aveva istruzione di eliminare chiunque si mettesse in mezzo. – il vecchio alzò le spalle. – Immagino che possiamo considerare la sua mutilazione come un danno collaterale.
Il Colonnello lo colpì con il pugno metallico allo stomaco, che piegò il vecchio in due.
- Questo come ti sembra come danno collaterale, eh, figlio di puttana? – urlò, colpendolo ancora alla mandibola. Una delle guardie cercò di fermarlo, ma Guevara lo scacciò via in malo modo e continuò il suo pestaggio, tempestando d calci e pugni la figura rannicchiata a terra.
- Lo sai quante ossa gli ha spezzato quella cagna meccanica? Lo sai come ha ridotto il suo corpo? – urlò. – Adesso te lo mostro io!
“Rodrigo, alza ancora una volta la mano su di lui e ti farò subito passare per le armi!”
Il Colonnello fermò a mezz’aria i pugni insanguinati e si voltò, mentre le guardie tornavano a mettersi sull’attenti.
La proiezione tridimensionale del Caudillo Fernando Lèrida galleggiava a mezz’aria, proiettata da un comunicatore dalla forma simile a quella di un granchio meccanico, grande come un cane. Il suo sguardo era diretto verso Guevara.
- Mio Caudillo, io…
La figura fece cenno all’uomo di tacere e ruotò leggermente in direzione di Mimic Master che, nel frattempo, aveva approfittato della pausa per mettersi faticosamente in ginocchio. Nonostante le tumefazioni e i denti spezzati, sul volto del vecchio era comparso un sorriso compiaciuto.
- Allora non mi ero sbagliato – biascicò, colando saliva e sangue dalla bocca ferita. – Era da più di un mese che le mie fonti non riuscivano più a rintracciala, Lèrida, ed ero sicuro che avesse lasciato il pianeta. Quando i suoi scimmioni sono venuti a prendermi, ero a tanto così dal riuscire a rintracciare il flusso di comunicazione diretto al QG.
Lèrida annuì.
“Sono a bordo della mia ammiraglia, la Sol Invencible. Dopo gli ultimi attentati, deciso di ritirarmi in un posto sufficientemente al sicuro dalle infiltrazioni dei tuoi mimic. E dire che nemmeno la guerra civile mi aveva mai obbligato ad allontanarmi da Sorte Esmeralda.”
- Lo prenderò come un complimento.
“Dovresti” rispose Lèrida, con aria compiaciuta “Ad ogni modo, ora sei mio prigioniero. La forca ti attende per tutti i miei collaboratori che hai assassinato con le tue macchine. Ma forse possiamo ancora accordarci…”
- Mio Caudillo, questo non posso accettarlo! – urlò Guevara, facendo un passo avanti verso il comunicatore. – Questo figlio di puttana ha cercato di ucciderla, non potete accordarvi con lui!
“Cercare di uccidersi a vicenda è quello che normalmente si fa in guerra” rispose Lèrida, con il tono di chi sta spiegando delle ovvietà a un bambino petulante. “Mimic Master non ha fatto altro che eseguire quello per cui era stato pagato.”
- Ma… ma ha assassinato moltissimi soldati e funzionari: tutti uomini fedelissimi!
“la Rivoluzione si fonda sul sangue dei martiri. Le sue vittime non faranno altro che cementare ancora di più le fondamenta del nostro stato.”
- Ha ucciso mio fratello… - biascicò ancora Guevara, con una voce che avrebbe potuto tranquillamente essere rotta dal pianto o soffocata dall’ira. Forse era entrambe le cose.
“Già, e se il suo scopo era quello di danneggiare il mio potere, penso che abbia scelto il fratello giusto” la figura a mezz’aria ruotò verso il Colonnello, mentre si ingrandiva ed assumeva una colorazione rossastra, che ne incrementava la spettrale imponenza. “Sai, Rodrigo. Tu e Attilio eravate con me fin dall’inizio, fin dai tempi della guerriglia nella giungla, eppure solo lui è entrato a far parte del mio governo. Ti sei mai chiesto il perché?”
Guevara arretrò verso il muro.
“Perché Attilio sapeva usare il cervello, oltre che il pugnale, e sapeva che si possono ottenere più risultati con una trattativa fatta bene che con uno squadrone di miliziani. Attilio era un politico, il più astuto che io abbia mai incontrato. Tu sei solo un macellaio.”
- Io… io… - balbettò il Colonnello, pallido come un fantasma. – O…obbedisco, mio Caudillo.
“Bene” tagliò corto Lèrida, mentre tornava ad assumere una forma meno minacciosa. “E non ti azzardare mai più a interrompermi.”
- Scenetta interessante, Lèrida, ma temo che abbiate discusso per niente - disse Mimic Master. – Lei è un bersaglio e io non lavoro per i bersagli.
“Se è per questo, ho già provveduto a risolvere il problema alla radice” rispose Lèrida. “Mentre provvedevamo alla tua cattura, altre unità della mia Guardia della Rivoluzione hanno eliminato le ultime roccaforti dell’Alleanza Liberal-Proletaria, giustiziando sul posto Bento Farrapos e i suoi collaboratori. So per certo che erano stati loro ad assoldarti per farmi fuori, quindi ora non hai più nessun committente.”
Mimic Master alzò le spalle.
- E con ciò?
Guevara si fece nuovamente sotto, i pugni pronti a punire il vecchio per la sua arroganza, ma Lèrida lo fermò.
“Ho molti nemici, sia su Sorte Esmeralda che fuori. Se tu riuscissi a sfoltirne il numero, saprei ricompensarti molto generosamente.”
- Forse non mi sono spiegato: quando accetto un bersaglio, quello prima o poi morirà – rispose il sicario, allargando un sorriso tumefatto – e io non faccio accordi con un morto che cammina.
Lèrida rimase qualche secondo in un silenzio corrucciato. Poi sospirò.
“Se questa è la tua decisione, allora hai ragione: mi hai fatto solo perdere tempo. Rodrigo!”
- Mio Caudillo?
“Sembra che il tuo desiderio debba avverarsi, dopotutto: ti concedo di giustiziarlo nel modo che preferisci. Curati solo di non rovinare troppo il suo volto: tra tre ore esatte dovrà essere pronto per il servizio fotografico per la conferenza stampa di domani. I giornali riporteranno che Mimic Master è stato ucciso in un conflitto a fuoco con i miei corpi speciali: fa in modo che nessuno possa pensare il contrario.”
- Come desidera, mio Caudillo.
L’immagine di Lèrida rispose con un cenno e la proiezione si spense, mentre il comunicatore usciva dalla stanza ondeggiando sulle sottili zampe da crostaceo. Quando la porta si richiuse, il Colonnello rivolse a Mimic Master uno sguardo pieno d morbosa eccitazione.
- Portatelo nelle mie stanze private – disse, leccandosi le labbra. – E che nessuno si azzardi a disturbarci finché non avrò finito.

Guevara accese numerose candele rosse e le sistemò sul piccolo altare, davanti alle foto di suo fratello. Fatto questo, si inginocchiò e cominciò a pregare. Si era tolto la giubba mimetica e il suo torace muscoloso e pieno di cicatrici si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro affannato. La pelle abbronzata luccicava per il sudore, mentre il riflesso rossastro delle candele sulle piastrelle lucide della stanza le dava un aspetto innaturale, quasi diabolico.
- Il Caudillo ha ragione, fratello mio: tra noi due tu sei sempre stato il migliore – mormorò. – Eri più forte; più intelligente; più capace… ti sei preso sempre cura di me e hai guidato al meglio i miei passi, anche se sono rimasti sempre nella tua ombra. Fino ad oggi.
Aprì il piccolo quadro comandi del braccio meccanico e cominciò a digitare alcuni codici.
- Ora, Attilio, permettimi di seguire la mia strada e lascia che ti mostri l’unica cosa in cui ritengo di essere migliore di te – sul suo volto comparve un ghigno soddisfatto. – In fondo, il Caudillo aveva ragione anche su questo: io sono un macellaio, ma in questo campo ritengo di non avere rivali.
Con una serie di scatti metallici, alcuni moduli nascosti del braccio metallico si aprirono, facendo scomparire la mano e tutta la copertura dell’avambraccio. Al loro posto, comparvero due grossi perni sui quali erano agganciate delle catene dotate di denti metallici affilati. Guevara accese le accese le lame, si alzò lentamente e si voltò, il volto contratto in un sorriso allucinato.
- Ooooh… una mortorque a doppia lama! – esclamò Mimic Master, immobilizzato su una sedia. – E ho l’impressione anche di sapere da dove proviene…
- L’ho fatto smontare dal rottame del mimic che ha ucciso Attilio – rispose il Colonnello. - Mentre aspettavo il giorno in cui avrei potuto ripagarti a dovere, ho avuto modo di testarlo su parecchi guerriglieri liberal-proletari e posso assicurarti che sono diventato molto bravo a usarlo…
Scattò in avanti e affondò le catene nel braccio destro del vecchio. Un colpo rapido e controllato, ma più che sufficiente per squarciare pelle e muscoli fin quasi all’osso. Il vecchio urlò. Guevara spense l’apparecchio.
- Danni collaterali dicevi, eh? – disse, leccando il sangue dalle lame ancora calde. – Mi chiedo quanti ne potrai ancora sopportare!
Poi furono solo urla e il rumore sordo della carne tranciata. Il soldato cominciò a balzare avanti e indietro, come se seguisse una musica che solo lui era in grado di sentire, e, ad ogni passo, calava l’arma sul corpo martoriato del prigioniero. Spezzò ossa. Lacerò tendini. Tranciò le sue membra pezzo dopo pezzo, con una precisione incredibile per un’arma così grossolana.
Guevara riuscì ad andare avanti per quasi un’ora, fino a quando, completamente coperto di sangue e brandelli di carne e ormai all’apice della sua eccitazione, non puntò la mortorque contro il torace martoriato di Mimic Master.
- Ora… - disse, ansimando – ora mi prendo il tuo cuore!
- Così, su due piedi? Senza nemmeno avermi invitato prima a cena? – riuscì a sussurrare il vecchio. - E poi, non per offenderla, ma non penso che lei sia il mio tipo…
Il ghigno di Guevara divenne una maschera furibonda e il rumore dell’arma venne soffocato dalle urla dei due uomini.
Le due catene affondarono nello sterno del vecchio senza difficolta, lacerando tendini e rompendo ossa come se fossero stati fatti di carta. Quando Guevara comprese di aver sfondato la gabbia toracica, mosse il braccio in alto e in basso, in modo da aprire uno squarcio dall’inguine allo sterno.
- Non morire, maledetto, non ancora – sussurrò, mentre infilava il braccio nelle viscere di Mimic Master. – Devi sentire cosa ci si prova quando il cuore ti viene… ti viene…
Si arrestò improvvisamente e fece un passo indietro, sbiancando.
- Il… il cuore… il cuore non c’è…
Mimic Master cominciò a ridere, mentre lo squarcio che aveva nel petto cominciava ad irradiare una luce rossastra sempre più forte.
- Quando vai all’inferno, Guevara, ricordati di chiedere scusa a tuo fratello: anche come macellaio non vali niente.

- Quindi? Siete riusciti a recuperare il contatto con il Palacio Dorado?
Lèrida era stato disturbato nel bel mezzo della cena. A testimoniarlo, l’aria di rimprovero con cui guardava tutti i presenti sulla plancia di comando e la terrina di zuppa di zucca e fagioli che il suo assistente portava con sé.
- Ancora no, mio Caudillo: il sistema di comunicazione della nave sembra essere interamente saltato. Abbiamo perso anche i contatti con il resto della flotta – rispose l’Ammiraglio Franco. – I tecnici e i violatori della Sol Invencible sono al lavoro, ma ancora non siamo riusciti a venirne a capo.
- Che si sbrighino. Domattina dovrò inviare un messaggio alla nazione e non ho intenzione di posticiparlo.
Franco annuì. Proprio in quel momento, alle sue spalle fece capolino uno degli ufficiali violatori.
- Giusto lei, Capitano Veracruz: ci sono novità?
- Si, Ammiraglio: il sistema di ricezione sembra essersi parzialmente sbloccato – disse, ricordandosi solo in quel momento di fare il saluto al Caudillo. – Però… ehm… non siamo stati noi a sistemarlo: ha ricominciato a funzionare all’improvviso, a senso unico.
- A senso unico?
- Non siamo in grado di trasmettere alcunché, ma stiamo ricevendo una costante richiesta di comunicazione dal palazzo, con la qualifica di massima priorità.
- Dev’essere Guevara – disse, quasi tra sé e sé, per poi sbottare. – Portate subito il segnale sul canale principale: se è un messaggio con la massima qualifica, devo vederlo immediatamente.
Veracruz fece un cenno verso i suoi uomini ad una delle postazioni di mainframe. Pochi istanti dopo, la grande mappa del sistema che veniva proiettata al centro della plancia scomparve e venne sostituita da un quadrante video.
Lèrida rimase a bocca aperta e non solo lui.
Il Palacio Dorado bruciava e l’ala meridionale presentava un grosso squarcio. Il tutto era ripreso dall’alto, da una telecamera in lento movimento.
- Chi ci sta mandando questo video? – balbettò il Caudillo. – Veracruz, ho chiesto chi ce lo sta mandando! Cosa diavolo significa tutto ciò?
“Significa, Lèrida, che il buon Colonnello Guevara è andato a far compagnia a suo fratello. Anche se ho l’impressione che non abbia particolarmente gradito le modalità del ricongiungimento.”
La voce proveniva da tutti gli altoparlanti della plancia. Prima ancora che il suo eco si spegnesse, l’immagine del Palacio Dorado si trasfigurò ancora, andando ad assumere i contorni di un gigantesco volto umano.
- Mimic… Master?
Lèrida impallidì. I lineamenti che vedeva erano effettivamente quelli della persona che avevano arrestato, ma applicati su un uomo che doveva avere più o meno la metà dei suoi anni. La parte sinistra del suo cranio, poi, era coperta da una sorta di mezza maschera metallica, al cui centro brillava un visore di colore rosso acceso. Mentre il Caudillo osservava in silenzio, il visore mosse la sua luce verso di lui, con un movimento che all’uomo fece pensare a quelli di un ragno che ha puntato la preda.
“In carne e ossa. E maschera, come può vedere.”
- Ti ho lasciato nelle mani di Guevara… come diavolo hai fatto a…
“Un mimic. Un modello avanzato, fatto di particolari polimeri in grado di imitare quasi perfettamente la carne umana” l’immagine sorrise, assumendo un ghigno reso ancora più inquietante dalla luce dell’occhio meccanico “Eccezion fatta per la bomba al deuterio nel torace, ovviamente”
Lèrida soffocò una bestemmia e si sforzò di assumere un’espressione severa ed orgogliosa.
- Mi hai ingannato, Mimic Master: ti faccio i miei complimenti – disse, con voce studiata. – Se sei saggio approfitterai di questa occasione per lasciare Puerto Esmeraldo senza fare più ritorno.
“Concordo, Caudillo, ma ho ancora un incarico da portare a termine prima di andarmene” disse, mentre dagli altoparlanti cominciava a suonare la sirena d’allarme. “Non si preoccupi: ci vorrà pochissimo.”
Dagli altoparlanti della nave si diffuse improvvisamente una sirena d’allarme, mentre sugli schermi di vari mainframe comparivano segnali d’emergenza.
- I protocolli di sicurezza del nucleo sono saltati! – urlò uno degli ufficiali di bordo, leggendo i valori dello schermo del suo mainframe. - Il campo di contenimento dell’antimateria sta collassando!
Sul ponte di comando si diffuse il panico. Alcuni membri dell’equipaggio abbandonarono i loro posti e cercarono di scappare, ma il portellone blindato della plancia si chiuse di scatto davanti a loro. Era un blocco solido, costruito per opporre resistenza in caso di ammutinamento o abbordaggi nemici e i loro sforzi per aprirlo si rivelarono inutili.
- Siamo bloccati qui! - strillò uno di loro. – Moriremo tutti!
- Tornate al vostro posto, bastardi! Nessuno abbandona la nave se io non do l’ordine! – urlò l’Ammiraglio Franco, strappando fisicamente gli uomini dal portellone – È tutto un inganno! Il nucleo ha un protocollo di difesa ausiliario: nessuno può violarlo!
La risata di Mimic Master coprì le sirene.
“Mentre il vostro Caudillo si gongolava della mia cattura, ho avuto tutto il tempo di inserirmi nei vostri canali di comunicazione e di violare i sistemi della nave. Ora la Sol Invencible è il più grande mimic che io abbia mai avuto il piacere di controllare. Ma, se proprio siete sicuri che io stia bluffando, vi basterà aspettare giusto qualche altro minuto…”
- Ero pronto a risparmiarti poche ore fa: se farai lo stesso con me, diventerai il mio braccio destro! – urlò Lèrida, che faticava sempre più a mantenere la maschera orgogliosa. – Non sarai più un assassino prezzolato: io farò di te l’Araldo della Rivoluzione!
“Dovrei risparmiare solo lei, Caudillo? Non ha nulla da dire sul fatto che i suoi uomini debbano seguire la tua sorte? In fondo, è solo la sua vita quella che devo prendere…-”
Il Caudillo deglutì, percependo un certo cambiamento nello sguardo che i suoi uomini gli stavano rivolgendo.
- Pensi di spaventarmi? Questi uomini sono fedeli sono servi della Rivoluzione: nessuno di loro oserà tradirla!
“Giusto, però qui la domanda non è se sono disposti a morire per la Rivoluzione: la domanda è se sono disposti a morire per lei” il volto proiettato mosse lo sguardo da un capo all’altro della sala. “Meno di cinque minuti al collasso irreversibile del nucleo. Fate la vostra scelta, Signori.”
La proiezione si spense. Nessuno si muoveva: gli uomini presenti si guardavano l’un l’altro in silenzio, gli occhi lucidi, i muscoli contratti dal nervosismo. Qualcuno piangeva senza emettere un singolo suono. Il suono delle sirene sovrastava i respiri affannosi.
- Cosa state aspettando? Mettetevi al lavoro! – strillò Lèrida. – Veracruz, perché avete abbandonato i mainframe? Siete i migliori violatori del sistema: cacciate quel figlio di puttana dalla mia nave!
- In quattro minuti, mio Caudillo? Non credo proprio – rispose il giovane. – Non… non siamo in grado di farlo.
- Allora aprite quel dannato portellone! Dobbiamo abbandonare la nave!
Stavolta non gli arrivò nemmeno una risposta. Solo sguardi silenziosi. Sguardi che con un’unica, muta, richiesta.
- Non… non penserete che io debba… - esclamò l’uomo, stravolto. – Io sono la Rivoluzione! Non mi suiciderò per dare soddisfazione a un volgare sicario!
Nessuno rispose.
- Possiamo… possiamo ancora salvarci. E ci salveremo insieme. Non è la prima volta che pensano di averci messo con le spalle al muro e riusciamo comunque a vincere – disse ancora, con voce ferma, ma comunque più acuta di quanto avrebbe desiderato. – Ganados… lo ricordi, Franco? Ricordi cosa abbiamo…
Per un istante, il rumore delle sirene venne sovrastato dallo stridio di porcellana che andava in frantumi e dal gemito strozzato di Lèrida. Il Caudillo barcollò, pulendosi gli occhi dal misto di crema di fagioli e sangue che gli colava sul volto. Quando si voltò, fece in tempo a vedere il suo assistente farglisi sotto, lo sguardo stralunato, in mano un frammento affilato della terrina che gli aveva spaccato in testa. Senza che nessuno provasse a fermarlo.
Lèrida si fece istintivamente indietro, ma non fu abbastanza. Il frammento gli affondò nella gola, facendo sprizzare una fontana di sangue.
Provò a chiedere aiuto, a maledire: non ci riuscì. Scivolò a terra gorgogliando in modo indistinto, mentre il freddo già lo raggiungeva.
Un istante prima di perdere conoscenza, fece in tempo a sentire per l’ultima volta la voce beffarda di Mimic Master, diffusa dagli altoparlanti.
“Gliel’avevo detto, Lèrida: è inutile fare accordi con un morto che cammina.”

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